mercoledì 22 luglio 2015

 Impariamo a vivere in modo sereno, imparando a dire no e a tagliare dalla nostra vita tutto ciò che potrebbe farci ammalare.






La nostra mente e corpo sono assorbiti  nell'era moderna da continui stimoli che non sempre ci ricaricano in maniera energica, anzi si presentano in maniera subdola e spesso si scatenano con apatia, nervosismo, frustrazione, rabbia. Sono definiti i Vampiri Emotivi e fanno parte di tutte quelle relazioni sociali e coniugali che spesso ci ledono e ci fanno soffrire, le decisioni che non si prendono e che si rimandano, il collega che ci fa sentire inadatti e cerca sempre di avere la meglio sul posto di lavoro, l'amica che vi chiama per sfogarsi e poi non la vedete per mesi interi. Alcuni di noi sopportano situazioni sociali molto ingombranti dal punto di vista emotivo e non sempre riescono a gestirli in maniera equilibrata. Quante volte, anche in famiglia vi è capitato di sentire la morale di un parente che sembra prendervi come bersaglio anche per un semplice invito per un caffè? Molte persone pur riconoscendo il problema, soffocano le loro emozioni e pensieri per approdare in stati di sofferenza che spesso si presentano in maniera non sempre chiara e definita. A contatto con i miei pazienti, spesso sento una vasta gamma di sintomi che se cronicizzano ci rendono la vita un macigno insopportabile.  Spesso, presi da mille impegni tra casa e lavoro, si può essere diventati inconsapevoli di tante situazioni, ma l'abitudine malsana avvelena a piccole dosi la nostra anima che con il tempo è come una spugna che assorbe e attrae a sé solo negatività. Non si può trarre nessun beneficio da un rapporto non armonico, dove c'è sempre qualcuno che fa il giudice e l'altro un imputato. Dobbiamo essere consapevoli che il nostro benessere emotivo, la nostra indipendenza fisica e psichica dipendono soprattutto da quanto noi ci vogliamo bene davvero e dai NO che usiamo quando la vita sembra diventare troppo pressante. Quante volte invece di metterci in prima fila, assecondiamo non mettendoci in primo piano e poi rimuginiamo su quell'evento?  Inconsapevolmente ogni relazione umana può sfociale in un rapporto disadattivo. Un padre, un figlio, un collega, un amico, un vicino di casa possono indurci in sentieri poco sani. E' sempre possibile tagliare i rami che si seccano intorno alle rose del vostro giardino, imparando che se voi state bene, tutto il vostro giardino ne risenterà ( figli, amici,  persone a cui tenete). La negatività assorbita e mai affrontata, pensate alle somatizzazioni, si riverserà inevitabilmente sulle persone che amate o stimate. Siamo sempre noi a costruire ogni giorno piccoli tasselli e siamo sempre noi che dobbiamo imparare a tagliare qualche filo grigio dalla matassa della vita. Spesso alcuni rapporti sono più difficili da gestire, come il pranzo dai suoceri, la cognata che ci assilla e le strategie da mettere in atto sono più ampie e seguono percorsi più lunghi, ma non dovete temere di prendere il timone e affrontare ciò che vi logora. Organizzate voi i tempi, non fatevi scavalcare sempre da comportamenti che vi irritano, rivalutate  vostri valori e i vostri punti fermi sono solo alcuni dei tanti accorgimenti da valutare. La maschera che portate addosso non vi appartiene? Impariamo a star bene senza, come un bambino che in tutta la sua innocenza muove i primi passi. Ogni cambiamento, necessita di un piccolo sforzo, ma il risultato lo apprezzerete e  lo gusterete per il resto dei vostri giorni.  Affrontare situazioni, ma con l' auspicio di capirsi, senza andare incontro a guerre sterili. Lo scontro non è fratello del confronto e l'apertura mentale non la troverete sempre dietro l'angolo, ma è vostro sacrosanto diritto vivere a pieno ogni attimo della vita. Le ombre della nostra vita, ci permettono di capire da dove è scaturita la luce. Reciprocità, armonia sono le parole del cambiamento in qualsiasi situazione sociale vi trovate a vivere. La libertà è la compagnia preziosa della vostra vita, unendo i valori che voi avete fatto vostri e che nessuno vi può portare via.















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